lunedì 28 novembre 2011
Articolo per LINKIESTA
Sul processo a Saif al-Islam si gioca il futuro della Libia
La vicenda e la sorte personale di Saif si intreccia con quella delle nomine del nuovo governo.
La vicenda e la sorte personale di Saif si intreccia con quella delle nomine del nuovo governo.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/processo-saif-al-islam#ixzz1f1Lv6Ndq
venerdì 21 ottobre 2011
lunedì 17 ottobre 2011
venerdì 2 settembre 2011
mercoledì 31 agosto 2011
Un ISPI Dossier speciale sulla LIBIA
Molti interventi interessanti
La Libia era entrata nella “Primavera araba” in maniera anomala tra il febbraio e il marzo scorso, a causa, da una parte, della natura armata della rivolta scatenata contro Gheddafi, dall’altra, per la sua internazionalizzazione, sollecitata e ottenuta da Bengasi nella consapevolezza che senza un sostegno armato esterno non sarebbe mai riuscita ad aver ragione del Colonnello.
L’entrata dei rivoltosi a Tripoli, che ha rotto uno stallo che sembrava difficilmente sovvertibile, pare aver provocato una scossa di cui tutto il mondo arabo aveva bisogno per uscire da un circolo vizioso nel quale le forze della cosiddetta controrivoluzione sembravano avallare l’impotenza delle masse che reclamavano maggiore libertà e la debolezza di una Comunità internazionale più retorica che pragmatica.
L’ormai imminente sconfitta di Gheddafi apre però nuove e numerose incognite. All’interno del paese queste sono principalmente legate alla capacità del Consiglio Nazionale Transitorio di pacificare la Libia e di governarla, trovando una complicata sintesi tra le varie anime che lo compongono. Sul piano regionale la caduta del Rais potrebbe invece rianimare il vento della “primavera araba”, ridando più fiducia anche a quelle forze che, in alcuni casi sottotraccia, si stanno impegnando per dare corpo e prospettiva a progetti di riforma dei sistemi politico-istituzionali dei rispettivi paesi. Sul piano internazionale il crollo del regime pare premiare le politiche più interventiste (di Francia e Gran Bretagna per es.) che la frustrante mancanza di successo sembrava mettere all’angolo, a discapito di quelle più caute (come nel caso della Germania).
Tuttavia gli scenari interni e regionali rimangono alquanto incerti e potrebbero ulteriormente mutare nell’eventualità di un intervento internazionale di peacekeeping sul territorio libico.
Leggi il Dossier con i contributi di Sanguini, Calchi Novati, Varvelli, Mezran, Bastagli, Cricco e gli Scenari futuri del paese
La Libia era entrata nella “Primavera araba” in maniera anomala tra il febbraio e il marzo scorso, a causa, da una parte, della natura armata della rivolta scatenata contro Gheddafi, dall’altra, per la sua internazionalizzazione, sollecitata e ottenuta da Bengasi nella consapevolezza che senza un sostegno armato esterno non sarebbe mai riuscita ad aver ragione del Colonnello.
L’entrata dei rivoltosi a Tripoli, che ha rotto uno stallo che sembrava difficilmente sovvertibile, pare aver provocato una scossa di cui tutto il mondo arabo aveva bisogno per uscire da un circolo vizioso nel quale le forze della cosiddetta controrivoluzione sembravano avallare l’impotenza delle masse che reclamavano maggiore libertà e la debolezza di una Comunità internazionale più retorica che pragmatica.
L’ormai imminente sconfitta di Gheddafi apre però nuove e numerose incognite. All’interno del paese queste sono principalmente legate alla capacità del Consiglio Nazionale Transitorio di pacificare la Libia e di governarla, trovando una complicata sintesi tra le varie anime che lo compongono. Sul piano regionale la caduta del Rais potrebbe invece rianimare il vento della “primavera araba”, ridando più fiducia anche a quelle forze che, in alcuni casi sottotraccia, si stanno impegnando per dare corpo e prospettiva a progetti di riforma dei sistemi politico-istituzionali dei rispettivi paesi. Sul piano internazionale il crollo del regime pare premiare le politiche più interventiste (di Francia e Gran Bretagna per es.) che la frustrante mancanza di successo sembrava mettere all’angolo, a discapito di quelle più caute (come nel caso della Germania).
Tuttavia gli scenari interni e regionali rimangono alquanto incerti e potrebbero ulteriormente mutare nell’eventualità di un intervento internazionale di peacekeeping sul territorio libico.
Leggi il Dossier con i contributi di Sanguini, Calchi Novati, Varvelli, Mezran, Bastagli, Cricco e gli Scenari futuri del paese
martedì 23 agosto 2011
La fine di Gheddafi?
I colpi di sorpresa si susseguono...
alcuni miei interventi radiofonici di ieri, 22 agosto, sul futuro della Libia:
Radio 24 - Focus Economia
Radio 1 Rai - Baobab
Radio Popolare
alcuni miei interventi radiofonici di ieri, 22 agosto, sul futuro della Libia:
Radio 24 - Focus Economia
Radio 1 Rai - Baobab
Radio Popolare
martedì 26 luglio 2011
lunedì 11 luglio 2011
Il futuro della Libia - scenari per il Parlamento
Approfondimento ISPI su
“IL FUTURO DELLA LIBIA E DELL’AFGHANISTAN
TRA DEBOLEZZE INTERNE E INTERVENTO ESTERNO”
A cura di Andrea Carati e Arturo Varvelli
per l'Osservatorio di Politica Internazionale dell'ufficio Studi del Parlamento e del Ministero degli Affari Esteri
“IL FUTURO DELLA LIBIA E DELL’AFGHANISTAN
TRA DEBOLEZZE INTERNE E INTERVENTO ESTERNO”
A cura di Andrea Carati e Arturo Varvelli
per l'Osservatorio di Politica Internazionale dell'ufficio Studi del Parlamento e del Ministero degli Affari Esteri
giovedì 30 giugno 2011
martedì 29 marzo 2011
Dopo 40 anni di sgarbi, Sarko si vendica di Gheddafi
Martedì, 29 Marzo 2011
Analisi su Linkiesta
La storia ha molto da raccontare sulle relazioni tra la Francia e la Libia di Gheddafi. Quasi sempre Parigi è stata illusa dal Colonnello di poter aver un ruolo importante, quasi sempre i due Paesi hanno finito per scontrarsi, politicamente ma anche militarmente. Eppure Parigi cominciò vendendo cento Mirage a Tripoli proprio dopo la confisca dei beni e l’espulsione degli italiani. Aldo Moro, allora ministro degli Esteri, protestò non poco col governo Pompidou. Poi, però, la politica panaraba del Raìs incancrenì i rapporti. Una lunga serie di scontri: dalla minaccia a Bourghiba, alla guerra civile del Ciad, a Ustica, all’attentato al Dc-10 francese che esplose nei cieli del Niger. L’arrivo di Sarkozy non ha migliorato le cose, nonostante il felice esito della vicenda delle infermiere bulgare. E ora Parigi vorrebbe chiudere i conti.
Analisi su Linkiesta
La storia ha molto da raccontare sulle relazioni tra la Francia e la Libia di Gheddafi. Quasi sempre Parigi è stata illusa dal Colonnello di poter aver un ruolo importante, quasi sempre i due Paesi hanno finito per scontrarsi, politicamente ma anche militarmente. Eppure Parigi cominciò vendendo cento Mirage a Tripoli proprio dopo la confisca dei beni e l’espulsione degli italiani. Aldo Moro, allora ministro degli Esteri, protestò non poco col governo Pompidou. Poi, però, la politica panaraba del Raìs incancrenì i rapporti. Una lunga serie di scontri: dalla minaccia a Bourghiba, alla guerra civile del Ciad, a Ustica, all’attentato al Dc-10 francese che esplose nei cieli del Niger. L’arrivo di Sarkozy non ha migliorato le cose, nonostante il felice esito della vicenda delle infermiere bulgare. E ora Parigi vorrebbe chiudere i conti.
sabato 26 marzo 2011
venerdì 11 marzo 2011
"L'Italia e l'ascesa di Gheddafi" citato da Sole24Ore e Oggi
Il rebus dell'autostrada made in Italy
I Senussi tornano in Libia?
Grazie a gerardo Pelosi e Mauro Suttora
I Senussi tornano in Libia?
Grazie a gerardo Pelosi e Mauro Suttora
domenica 13 febbraio 2011
Egitto, il pericolo di un esercito diviso
Arturo Varvelli
Il vincitore della crisi egiziana, dopo l’uscita di scena di Mubarak, è sicuramente l’esercito. Al suo interno però vi sono divisioni e spaccature, soprattutto generazionali. Come si è visto nella gestione delle proteste le gerarchie più elevate, i commilitoni del deposto presidente, hanno solidarizzato con lui anche in onore dei vecchi tempi e delle battaglia vinte, come orgogliosamente ricordato dallo stesso Mubarak nel suo ultimo discorso. I ranghi più giovani invece sono sembrati più vicini alla piazza e più sensibili alle aspirazioni della popolazione.
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12 febbraio 2011 - 07:30
Il vincitore della crisi egiziana, dopo l’uscita di scena di Mubarak, è sicuramente l’esercito. Al suo interno però vi sono divisioni e spaccature, soprattutto generazionali. Come si è visto nella gestione delle proteste le gerarchie più elevate, i commilitoni del deposto presidente, hanno solidarizzato con lui anche in onore dei vecchi tempi e delle battaglia vinte, come orgogliosamente ricordato dallo stesso Mubarak nel suo ultimo discorso. I ranghi più giovani invece sono sembrati più vicini alla piazza e più sensibili alle aspirazioni della popolazione.
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12 febbraio 2011 - 07:30
un pò di arretrati... Luglio 2010
ISPI Analysis n.17, "Libia: vere riforme oltre la retorica?", luglio 2010
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