Dopo l'endorsement di Obama a Letta: "L'Italia verso un nuovo ruolo in Libia". Forse qui il "?" ci stava bene.
Qualche suggerimento di policy: ISPI Policy Brief
venerdì 19 luglio 2013
The Role of Tribal Dynamics in the Libyan Future
The Role of Tribal Dynamics in the Libyan Future - Analysis ISPI
The Role of Tribal Dynamics in the Libyan Future
Il nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel Sahel
Il nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel Sahel - Aprofondimento per l'Ufficio studi del Senato. Aprile 2013
scritto con Stefano Torelli
scritto con Stefano Torelli
Il nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel Sahel
Il nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel Sahel
Il nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel SahelIl nuovo Jihadismo in Nord Africa e nel Sahel
lunedì 17 settembre 2012
DOPO GHEDDAFI - GERARDO PELOSI, ARTURO VARVELLI
é on-line l'e-book mio e di Gerardo Pelosi
DOPO GHEDDAFI. Democrazia e Petrolio nella nuova Libia, Fazi Editore
DOPO GHEDDAFI. Democrazia e Petrolio nella nuova Libia, Fazi Editore
mercoledì 11 luglio 2012
Libia: se bastasse un'elezione
Un Dossier tutto sulle elezioni libiche, partiti, problemi e scenari della Libia del futuro.
Le elezioni del 7 luglio, le prime elezioni libere tenutesi in Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, sembrano incoraggiare previsioni ottimiste sul futuro del paese. Nonostante diversi episodi di disordine e tentativi di boicottaggio si siano registrati in Cirenaica, le votazioni si sono svolte tutto sommato regolarmente e il clima generale è stato sostanzialmente positivo, soprattutto nella capitale. Secondo le prime indicazioni, almeno nelle circoscrizioni dell'ovest del paese, la formazione secolarista guidata da Mahmoud Jibril, già primo ministro del primo governo provvisorio post-Gheddafi, sembra essere in vantaggio sui partiti islamici mentre il paese ha incassato i complimenti e gli elogi della comunità internazionale. Tuttavia le insidie sul futuro del paese non sono state fugate del tutto. Innanzitutto, per effetto della legge elettorale che premia i rappresentanti locali, la composizione parlamentare obbligherà a grandi intese e a tener presente gli interessi delle singole regioni. Per questa ragione difficilmente il partito di Jibril riuscirà a governare da solo. Le sfide sono ancora numerose e di difficile soluzione. Innanzitutto, la Libia non è ancora pacificata: scontri si verificano infatti in diverse parti del paese, in particolare nel sud, presso le città di Sebha e Kufra. Restano poi numerose le milizie armate che occupano il territorio libico e che cercano di ritagliarsi un ruolo di potere o che contrattano la consegna delle proprie armi in cambio di un posto nell’esercito regolare o nella burocrazia statale. Restano, e saranno probabilmente, sempre più pressanti, anche le richieste di autonomia della Cirenaica. Il futuro governo e il nuovo parlamento, quindi, seppure in un quadro di legittimazione popolare molto differente rispetto a quello del Consiglio Nazionale Transitorio, dovranno affrontare problemi irrisolti e guidare il paese verso un processo di transizione che si prospetta lungo e molto delicato.
Le elezioni del 7 luglio, le prime elezioni libere tenutesi in Libia dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, sembrano incoraggiare previsioni ottimiste sul futuro del paese. Nonostante diversi episodi di disordine e tentativi di boicottaggio si siano registrati in Cirenaica, le votazioni si sono svolte tutto sommato regolarmente e il clima generale è stato sostanzialmente positivo, soprattutto nella capitale. Secondo le prime indicazioni, almeno nelle circoscrizioni dell'ovest del paese, la formazione secolarista guidata da Mahmoud Jibril, già primo ministro del primo governo provvisorio post-Gheddafi, sembra essere in vantaggio sui partiti islamici mentre il paese ha incassato i complimenti e gli elogi della comunità internazionale. Tuttavia le insidie sul futuro del paese non sono state fugate del tutto. Innanzitutto, per effetto della legge elettorale che premia i rappresentanti locali, la composizione parlamentare obbligherà a grandi intese e a tener presente gli interessi delle singole regioni. Per questa ragione difficilmente il partito di Jibril riuscirà a governare da solo. Le sfide sono ancora numerose e di difficile soluzione. Innanzitutto, la Libia non è ancora pacificata: scontri si verificano infatti in diverse parti del paese, in particolare nel sud, presso le città di Sebha e Kufra. Restano poi numerose le milizie armate che occupano il territorio libico e che cercano di ritagliarsi un ruolo di potere o che contrattano la consegna delle proprie armi in cambio di un posto nell’esercito regolare o nella burocrazia statale. Restano, e saranno probabilmente, sempre più pressanti, anche le richieste di autonomia della Cirenaica. Il futuro governo e il nuovo parlamento, quindi, seppure in un quadro di legittimazione popolare molto differente rispetto a quello del Consiglio Nazionale Transitorio, dovranno affrontare problemi irrisolti e guidare il paese verso un processo di transizione che si prospetta lungo e molto delicato.
Primi commenti sul voto in Libia
Voto in Libia, ecco perché è davvero troppo presto per cantare vittoria
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/libia-transizione-voto#ixzz20IuveiZH
La Libia resta un incognita
Libya Remains a Terra Incognita
giugno 2012
Uno studio da me curato con molti tra i maggiori esperti mondiali di Libia.
Karim Mezran, Luis Martinez, Mansour el-Kikhia.
giugno 2012
Uno studio da me curato con molti tra i maggiori esperti mondiali di Libia.
Karim Mezran, Luis Martinez, Mansour el-Kikhia.
mercoledì 23 maggio 2012
LIBIA - Analisi per il Parlamento
Approfondimento sulla Libia per l'ufficio Studi del Parlamento (Aprile 2012)
martedì 10 aprile 2012
Speciale presa diretta (Rai3) sulla Libia
La puntata del 2 aprile di "Presa Diretta" è stata dedicata interamente alla Libia.
Tra i numerosi e validi ospiti anche il sottoscritto.
Bellissimi alcuni reportage.
lunedì 20 febbraio 2012
La Libia un anno dopo la rivolta
Ancora un rentier state! Quando la rendita arriva prima della democrazia...
Articolo per Linkiesta e ISPI
Articolo per Linkiesta e ISPI
giovedì 9 febbraio 2012
lunedì 6 febbraio 2012
Italia: ancora media potenza?
Monti va da Obama a sdoganare definitivamente l'Italia
Non bisognava aspettare lʼarticolo del Financial Times per accorgersi dellʼautorevolezza del nostro presidente del consiglio, scrive Arturo Varvelli ricercatore all'Istituto per gli studi di politica internazionale. Mario Monti si prepara all’incontro con Barack Obama del 9 febbraio, dove cercherà di fare un altro passo per il riaccreditamento internazionale del nostro Paese. Per Monti sarà lʼultimo e decisivo passaggio di ri-accreditamento dellʼItalia sulla scena internazionale. L’Italia per ripartire ha infatti bisogno di rinsaldare due direttrici fondamentali per la sua sopravvivenza: l’ancoraggio atlantico e il ritorno alla centralità europea. Ma al di là dei suoi sforzi resta da capire se Roma avrà ancora la forza di giocare un ruolo internazionale rilevante per lʼalleato maggiore.
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